FONTE: Corriere della Sera
AUTORE: Antonella De Gregorio
DATA: 12 ottobre 2016
Se voti, note e assenze arrivano sul telefonino. L’effetto sms in famiglia
Registro elettronico in classe per 7 scuole su 10, ma solo l’8% usa gli sms per comunicare i voti. Il pedagogista Mantegazza: «La relazione genitori-figli deve essere costante e diretta. Con la mediazione delle tecnologie si rischia di snaturarla»
«Quando la scuola di mio figlio ha adottato il registro elettronico e ho ricevuto la password per entrare – racconta Daniela Vetrino, mamma di un 16enne, liceo scientifico a Como - mi è sembrato di avere la chiave del suo diario segreto. Finalmente potrò sapere se lo interrogano, se segue le lezioni, se dietro a certi malumori si nascondono problemi a scuola, ho pensato. Poi, però, una sera, quando mi sono trovata a snocciolargli quello che aveva fatto, materia per materia, i compiti che gli erano stati assegnati, il voto dell’interrogazione di Matematica… mi sono sentita improvvisamente a disagio. Ho capito che la confidenza con il suo mondo che pretendevo di esibire, in realtà lo faceva sentire messo a nudo, la viveva come un’intromissione».
Irene, sul blog «mammeacrobate» benedice invece la tecnologia: «Io che ho sempre fatto fatica a farmi dire i voti da mia figlia, ora l’ho messa in competizione con il registro elettronico: “Fanno a gara” a chi mi informa prima…».
Poi c’è il papà che ha accettato di ricevere via sms avvisi su voti e presenze. Ma quando lo smartphone ha vibrato durante una riunione e aprendo il messaggio ha letto «4 in Latino», avrebbe scaraventato il telefono fuori dalla finestra.
Comunicazioni elettroniche
Compiti su Whatsapp, giustificazioni a computer, voti via sms: per molti genitori, soprattutto quelli che lavorano, è una manna dal cielo. Ma ci sono mamme e papà cresciuti in scuole analogiche che faticano ad adattarsi alle novità. Che son diffuse, ma non ancora universali. Nonostante una legge del 2012 (voluta dai ministri Brunetta e Gelmini) che prevede, oltre all’obbligo di introduzione del registro elettronico, anche l’invio di informazioni agli alunni e alle famiglie in formato elettronico, la comunicazione digitale interessa infatti solo sei/sette scuole su dieci. Secondo le ultime rilevazioni del Miur, il 73,6% degli insegnanti utilizza il registro elettronico, mentre il registro (elettronico) di classe è usato nel 69,2% degli istituti. Presenze, assenze, compiti da svolgere e note vengono registrati sei volte su dieci solo su fogli elettronici e, nel 14% dei casi, scritti con carta e penna. Il Paese, al solito, è spaccato a metà, dice Skuola.net: al Nord le comunicazioni scuola-famiglia sono per il 70% “elettroniche”, al Sud si precipita al 38%. Con più di un ragazzo del Meridione su cinque che ammette di non aver mai visto nella propria classe il registro digitale. Mentre sia a nord che a sud il 10% degli studenti ammette che i prof meno tecnologici lasciano a loro il compito di compilare il registro. Con buona pace della privacy e della sicurezza.
Sms per pochi
Per tutti, poi, l’invio di sms è un’eccezione: pratica adottata dall’8% delle scuole. «Non possiamo essere troppo “accudenti”», commenta Monica Galloni, preside del liceo scientifico Righi di Roma, dove per via elettronica viaggiano però anche le giustificazioni e ai ragazzi non viene più consegnato il libretto su cui segnare assenze e ritardi.
I costi
Ci sono scuole che faticano ad adeguarsi per mancanza di fondi. Come il Majorana di Avola (Sr), che ha pubblicato un avviso sul sito dell’istituto chiedendo un contributo a tutti i genitori che desiderino vedere i voti del proprio figlio online: solo esibendo la ricevuta di pagamento si ricevono le credenziali d’accesso. «Pago il registro elettronico seimila euro l’anno, per dare un servizio extra ai genitori», ha dichiarato il dirigente, Fabio Navanteri. «Conti in rosso, zero aiuti economici: è un costo che non riesco a sostenere».
Ma è anche un’opportunità che divide le famiglie: c’è chi sottolinea i vantaggi delle pagelle via sms (risparmio di tempo e tempestività delle comunicazioni), e chi teme che l’uso di Internet e del cellulare elimini del tutto il già difficile rapporto faccia a faccia con i propri figli.
La relazione
«Una relazione che deve essere costante e diretta, per quanto faticosa», sostiene Raffaele Mantegazza, docente di Pedagogia alla Bicocca di Milano. Che vede il rischio che il registro elettronico «fornisca la scusa a chi non vuole avere rapporti con la scuola: già gli insegnanti si lamentano della scarsa comunicazione con le famiglie: non partecipano alle riunioni, non si presentano se convocati». Automatizzare tutto, dice, «rischia di offrire la sponda alle famiglie che vogliono isolarsi dalla scuola, e viceversa». Meglio un dialogo franco, sincero e interessato, piuttosto che informazioni asettiche, in tempo reale, su pc o telefonino. E il brutto voto, la trasgressione «va bene anche che li si tenga nascosti», dice. Può trattarsi di uno scivolone: solo all’interno della relazione lo si può contestualizzare. Il rischio, dice il pedagogista, è che la mediazione umana, che è fondamentale, esca relativizzata, svalutata.