FONTE: Corriere della Sera
AUTORE: Margherita De Bac
DATA: 23 febbraio 2016
I pediatri «assolvono» il lettone (solo per i bambini più grandi) ma circa il 40% dei bambini non riposa in modo regolare. Uno studio ha indagato abitudini ed errori più comuni: stilato un vademecum
E’ la rivincita del lettone. Demonizzato per anni, considerato dannoso per lo sviluppo dei bambini perché rischiava di mettere un freno alla loro autonomia e alla capacità di stare da soli, oggi riceve una sorta di riabilitazione dai pediatri. Due bambini su dieci (la percentuale sale nelle Regioni del sud) all’età di otto anni e anche oltre dormono fra i genitori, ben piazzati nel mezzo. E non deve essere un problema se la dolce, rassicurante abitudine perdura fino a dopo le elementari. Significa che non è arrivato il momento dell’indipendenza. Ovviamente questa sorta di sdoganamento riguarda i più grandicelli, non certo per neonati e bambini molto piccoli E’ assodato che per il bebè fare la nanna fra gli adulti è un pericolo, una delle cause di «morte in culla» per soffocamento.
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La salute vien di notte
Per la prima volta un’indagine condotta in modo scientifico ha analizzato il comportamento di grandi e piccini quando si fa sera. Obiettivo del progetto «Ci piace sognare» è la prevenzione, correggere sul nascere stili di vita sbagliati che possono incidere sulla salute notturna dell’adulto. Chi è insonne da piccolo lo resta da grande, affermano i medici delle due società che hanno curato lo studio, la società italiana di pediatria preventiva e sociale (Sipps) e la società delle cure primarie pediatriche (Sicupp).
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Abitudini errate
Le mamme e i papà hanno compilato dei questionari online affiancati dal medico dei loro figli per un totale di 2030 schede valide raccolte tra nord, centro e sud. «Appena il 68% dei nostri giovanissimi hanno una durata del sonno corrispondente alle raccomandazioni internazionali. Tra la fine della scuola elementare e le medie la metà scarsa dei pre adolescenti fanno una tirata notturna di almeno 9 ore», dice Marina Picca, presidente Sicupp. Sostiene il progetto Michela Vittoria Brambilla, presidente della commissione bicamerale per l’infanzia: «Il sonno non è tempo perso, è salute. Tra l’ultima chat e l’arrivo di Morfeo dovrebbe passare più di un’ora.». A 1-2 anni 4 bambini su 10 si addormentano nel lettone, a 3-4 anni la percentuale scende di 12 punti, a 5-6 anni quasi tre piccoli su 10 mantengono questo privilegio che si riduce di poco a 7-9 anni (due casi su 10) e scende con decisione solo all’inizio della scuola media. Il presidente di Sipps Giuseppe Di Mauro: «Il 13% dei bimbi cambiano letto nel corso della notte, la maggioranza va dal proprio a quello matrimoniale ma esiste anche il percorso inverso. Il fenomeno non è esclusivo della prima infanzia. La notte a casa c’è un gran traffico specialmente se la famiglia ha più figli».
Biberon non ti lascio
Cambiamenti che, da soli, non influiscono sulla qualità del sonno. Laura Reali, responsabile ricerca dell’Associazione culturale pediatri, è benevola:«Oggi la vita è cambiata. Madri e padri lavorano magari tornano tardi e avere con sé i figli fra le lenzuola è una specie di compensazione. Un piacere per tutti. Prima o poi il bambino deciderà di addormentarsi nella sua stanza e di restarci. Segno che si sente pronto. E noi mamme lo vivremo come un abbandono». I veri alleati dell’insonnia sono videogiochi, televisione, ipad, cellulare se utilizzati fino a poco prima di spegnere la luce. Poi l’alimentazione: il 27,5% dei mini intervistati bevono latte, succo di frutta o altro quando è l’ora di andare a letto, elemento associato a una minore durata del sonno. E il 5% tra 5-6 anni si attaccano al biberon, oggetto rassicurante per loro ma non per l’igiene del sonno che ne risentirà negativamente.