FONTE: Corriere della Sera
AUTORE: Pietro Bordo
DATA: 25 febbraio 2022
I consigli di Pietro Bordo ai genitori che «non riescono più a gestire i propri figli». Non comprate la loro gratitudine, ascoltateli, già quando sono piccoli.
Sempre più frequentemente si sentono papà e mamme dire “Non li gestiamo più”. Infatti dall’adolescenza in poi tanti genitori non riescono più a gestire, controllare i propri figli. Tale situazione è la drammatica conseguenza di comportamenti inadeguati da loro tenuti, con la colpevole complicità della scuola, nella fascia d’età della scuola elementare e media. Certi comportamenti negativi dei ragazzi dipendono soprattutto dalla cultura dell’impunità, che si sviluppa in tenera età in famiglia e nella società, soprattutto a scuola. La scuola in passato educava come oggi ai valori positivi comuni, ma senza il buonismo e la tolleranza eccessivi attuali, che consentono a tanti bambini di fare tutto senza praticamente averne conseguenze significative.
Ciò che più produce danni nei ragazzi e nei docenti è l’acquisizione della consapevolezza della quasi impunità, qualunque sia il loro comportamento, poiché pochi se ne occupano sul serio, anche perché non hanno strumenti per farlo. E tanti “9” e “10”, praticamente a tutti, consentono a genitori, che hanno tanto da fare e sono distratti, ed agli insegnanti, che poco vogliono fare, o non vogliono problemi con i genitori, di vivere felici e tranquilli. La causa principale per la quale chi abdica al proprio ruolo non riesce più a gestire i ragazzi sta nel fatto che genitori (e anche insegnanti) non conoscono più, o non hanno mai fatto lo sforzo di conoscere, i propri figli, o alunni, di osservarli e di dialogare con loro. Un fattore diseducativo molto importante è l’abitudine di tanti genitori di superare il senso di colpa derivante dalla consapevolezza di stare poco con i figli “comprando” la loro gratitudine, abituandoli quindi ad avere subito, a prescindere dall’averli meritati, tanti oggetti materiali, spesso costosi ed inutili.
Molti genitori stanno poco con i figli. Peccato che il tempo che loro non danno ai propri figli è ciò che essi più desiderano. I bambini crescendo, a volte soprattutto o soltanto fisicamente, potranno sempre avere tutto? Penso appaia evidente l’importantissimo, direi vitale, ruolo dei genitori e dei docenti, che dovrebbero insieme collaborare, con sicuro effetto sinergico, per educare ed istruire i bambini.
Per provare ad ovviare ai problemi sopra esposti un piccolo consiglio che, lo so per esperienza riferitami da tanti genitori dei miei ex-alunni, ha quasi sempre funzionato. Anche il papà o la mamma più impegnati possono trovare dieci minuti, possibilmente ogni giorno, o anche a giorni alterni, da dedicare ad un colloquio individuale, a quattr’occhi, col figlio. Durante questo colloquio il genitore ed il bambino si raccontano vicendevolmente, ad esempio, il fatto più bello e meno bello della giornata trascorsa; ed altro. Se ciò accade quando il bambino è piccolo, l’ideale è iniziare dai sei anni, egli si abitua a questo rapporto e quando, dall’adolescenza, il mondo esterno gli offrirà opportunità rischiose o “strane” c’è la concreta possibilità che prima di compiere una scelta pericolosa possa chiedere un parere al genitore, in quei dieci minuti. Credete, le mie parole non sono teoria ma la descrizione di quanto accaduto in tanti casi, quando il genitore ha pensato al futuro del figlio. Inoltre, me lo hanno detto tanti genitori, quei dieci minuti sono uno dei momenti più belli di qualsiasi giornata.