Allarme bimbi in età prescolare: 4 ore al giorno davanti a uno schermo

FONTE: Corriere della Sera

AUTORE: Emanuela Di Pasqua

DATA: 18 novembre 2016

L’addiction comincia presto e più è precoce più è difficile da gestire in futuro. Dati Ofcom: britannici sotto i 5 anni stanno una media di 71 minuti al giorno anche online

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L’ultimo censimento britannico targato Ofcom sul rapporto tra giovanissimi e strumenti digitali è un vero e proprio segnale d’allarme. Emerge infatti una generazione di bimbi under 5 che già così giovani trascorrono quattro ore giornaliere incollati davanti a uno schermo (sia esso della tv, del pc, del tablet o dell’iPad) e più di un’ora online. Che diventeranno poi 5 e 33 minuti nel segmento anagrafico dai 5 ai 15 anni, con conseguenti difficoltà crescenti da parte dei genitori ad arginare e limitare il fenomeno.  

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Dipendenza e tempo rubato ad altro

Gli esperti li chiamano già “addicted” poiché questi strumenti, benché spesso introdotti nelle loro vite a scopi educativi e ludici, creano dipendenza. Senza contare che questo eccesso di tempo impiegato online o con il device del cuore toglie tempo prezioso al gioco, all’aria aperta, ai rapporti sociali. Tutti discorsi già sentiti, ma sorretti da dati sempre più allarmanti. Solo in un anno infatti i minuti trascorsi in rete sono aumentati di 13 unità ed è sempre più numerosa la percentuale di bimbi in età pre-scolare che possiede già uno strumento tecnologico. A 3/4 anni più della metà dei piccoli censiti usa un tablet ed entro i 6 più della metà ne possiede uno. A 10 anni mediamente possiedono un cellulare e le conseguenze di questa precocità si fanno sentire su tutti i piani. L’obesità è una di queste, essendo direttamente collegata alla vita sedentaria e tecnologica. Ma c’è anche l’isolamento sociale, risultato di una tendenza crescente a sostituire i rapporti sociali con i contatti in rete, e la perdita graduale di empatia con le persone. E poi ci sono tutti i sintomi di una dipendenza, quali la passività, l’alienazione, l’incapacità di concentrarsi su un obiettivo.

Non solo in Cina

Gli internet assuefatti insomma non sono solo in Cina, dove quei 24 milioni di ragazzi dipendenti da Internet fanno discutere da tempo. Per disintossicarli il governo di Pechino, pioniere nel gestire questo tipo di problematiche, li spedisce in basi a struttura militare dove sperimentano la disciplina e imparano a gestire e controllare una droga che scolla dalla realtà, chiamata anche eroina digitale o, in mandarino, wangyin (dipendenza dalla Rete). Ma le notizie che arrivano da lontano sembrano sempre, appunto, lontane. Questi dati ci dimostrano invece che la direzione delle società occidentali è la stessa e che il problema sociale sta emergendo anche qui da noi in modo crescente. In nome dell’alfabetizzazione informatica i bambini vengono avvicinati alla tecnologia troppo presto e in modo poco curato, e soprattutto i device vanno a sostituire esperienze fondamentali e imprescindibili per la crescita. Bisogna sempre ricordare l’importanza dell’imprinting: il meccanismo diventa nel tempo quasi impossibile da riconvertire, tanto che 41 genitori su 100 non sanno come controllare il tempo dei figli davanti allo schermo quando si ritrovano con degli adolescenti. Il segreto è pensarci prima, perché dopo è veramente troppo tardi.

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