FONTE: IL GAZZETTINO.IT
AUTORE: Edoardo Pittalis
DATA: 26 febbraio 2018
Nelle parole di Paolo Crepet, psichiatra e sociologo padovano, l'analisi delle nuove generazioni di genitori e figli: i primi che hanno abbandonato il ruolo di educatori e i secondi che bruciano le tappe vivendo a 13 anni come i 18enni del passato. «È una generazione che non conosce i sogni perché non sono state insegnate le passioni»
Alunni e genitori picchiano gli insegnanti, professor Crepet cosa è cambiato di tanto profondo nella scuola italiana?
«Se tuo padre e tua madre non ti hanno mai detto un no da quando sei nato, il primo no che ti dice un esterno non lo accetti. L'educazione è una fatica che nessuno è più disposto a fare: coinvolge i genitori, i nonni, gli educatori, anche quelli fuori scuola a incominciare dall'ambito sportivo. Tutto questo ha una ricaduta drammatica: è una generazione che non conosce più i sogni perché non sono state insegnate le passioni. A forza di dire di sì tutto diventa grigio, si perdono i colori. Tutto è anticipato rispetto a ieri, oggi a 13 anni fai la vita che una volta si faceva a 18. La società anticipa i suoi riti: prima maturi, prima diventi consumista. Oggi un ragazzino di 13 anni al telefonino si compra quello che vuole e questo crea una sproporzione, è una maturazione fittizia: non sei maturo perché sei su Facebook, ma se hai una tua autonomia. Oggi giustifichiamo tutto, non conosciamo i nostri figli, siamo abituati a non negare loro mai niente, a 13 anni le figlie fanno l'amore e non ci sono molte mamme che svengono alla notizia. Si consuma tutto troppo in fretta, anche la vita».
Paolo Crepet, padovano 67 anni, psichiatra, scrittore e sociologo. Consultato spesso in tv per analizzare i comportamenti degli italiani: dalle madri assassine come quella di Cogne alle follie e alle paure.
È cambiata così tanto la famiglia italiana?
«Il problema è prima dei genitori che hanno sempre una responsabilità in più rispetto ai figli. Finché campi conservi una responsabilità nei confronti dei figli, anche quando sono adulti negli atti che faranno si rifletterà l'educazione che hai dato. Ma le cose sono cambiate improvvisamente, il mercato del lavoro è diverso e anche la proposta educativa si è allungata all'infinito. Una volta il diploma era più che sufficiente per lavorare, adesso non basta più una laurea. Hai un terzo della vita che è formazione e questo cambia la prospettiva, i bisogni, la necessità e anche i consumi. E perché tutto sia possibile, esige una famiglia che non è più educativa, ma economica. Il valore di una famiglia è passato da educativo a commerciale. I genitori da educatori sono diventati un bancomat».
A proposito di educazione: alcuni licei classici cercano nuovi alunni puntando sul fatto che sui loro banchi non siedono immigrati, disabili
«Una vecchia storia che ritorna ciclicamente è la presunzione di essere una razza migliore. C'è qualcuno che forse si era illuso che fossero bastati i 50 milioni di morti dell'ultima guerra; invece ritorna a galla, come il sughero nella laguna. Continuano a dire bestialità come la storia della razza bianca, ma questo non è un errore di un ignorante, questo nasconde un'ideologia che è quella di Hitler che pensava che Owens non avrebbe mai vinto le Olimpiadi perché nero. Quella è stata la prima rottura: Owens che vince davanti al Furher dimostrando che siamo tutti uomini, non differenti per colore ma per qualità. Un liceo che pensa di fare una sorta di scouting scegliendo così gli alunni è un liceo morto».