FONTE: Corriere della Sera
AUTORE: Elena Meli
DATA: 19 settembre 2016
I più piccoli vanno spronati a camminare: via il passeggino dai tre anni. Ma lo sport non sostituisce il movimento quotidiano. Gli sport di squadra meglio dai 6-7 anni
Settembre è il momento in cui anche i giovanissimi, oltre a tornare a scuola, riprendono a praticare un po’ di sport. Come scegliere l’attività giusta a seconda delle diverse età? «Prima di tutto i genitori devono sapere che esiste una differenza fra l’attività fisica generica e lo sport organizzato: la prima è fondamentale tanto quanto una dieta corretta e va incentivata nella vita quotidiana, promuovendo uno stile di vita «in movimento» — risponde Gianni Bona, vicepresidente della Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale —. Quando i piccoli iniziano a camminare occorre spronarli a farlo e dai tre anni il passeggino non va più usato; è bene abituare i bimbi ad andare a scuola a piedi fin dalla materna e intorno ai quattro o cinque anni, quando imparano ad andare in bici, sfruttare ogni occasione per utilizzare le due ruote. Poi, crescendo, si dovrà fare in modo di spostarsi il più possibile a piedi o in bicicletta perché nella routine giornaliera ci sia sempre una buona dose di moto.
Nuotare fa davvero bene a (quasi) tutti
Lo sport come un gioco: come sceglierlo
Solo dopo si può pensare allo sport, inteso come attività organizzata che integra ma non sostituisce il movimento quotidiano: non va bene, in altri termini, pensare di aver risolto la quota di esercizio fisico con due o tre ore di sport a settimana se per il resto del tempo il bimbo resta seduto». Prima dei quattro anni è impossibile parlare di un vero sport, fra i quattro e i sei, sette anni si possono pensare attività individuali perché il bimbo non è ancora pronto agli sport di squadra. «Più tardi, intorno ai sette, otto anni si può scegliere uno sport più specifico e l’ideale sarebbe favorire le attività che vengono “naturali”, come il nuoto o il calcio. È importante che il bambino viva lo sport come un gioco, esasperare la dimensione agonistica nell’infanzia rischia di portare al rifiuto dello sport — sottolinea Bona —. L’agonismo andrebbe spostato più avanti possibile così come gli sport molto specifici, per esempio perché sono asimmetrici, richiedono competenze di equilibrio o altro: per capire se lo sport che vorremmo far provare a nostro figlio sia adatto alla sua età si possono consultare le tabelle del CONI, che indicano l’età più opportuna per iniziare ogni disciplina». «Una visita da uno specialista in medicina dello sport può essere utile per indirizzare le scelte tenendo conto delle caratteristiche di ciascun bimbo — aggiunge Maurizio Casasco, presidente della Federazione Medico Sportiva Italiana —. Valutando eventuali problemi ortopedici, endocrini, cardiologici potrà essere indicata la disciplina con minori rischi e maggiori vantaggi».
Per gli asmatici
Quali controlli prima di iniziare? «L’elettrocardiogramma viene imposto se si fa attività agonistica ma è utile per riconoscere solo una minima parte di disturbi cardiaci — risponde Bona —. Basta però una visita pediatrica approfondita per certificare il buono stato di salute e valutare patologie specifiche da segnalare alla società sportiva». L’asma che colpisce dal 5 al 10 per cento dei bimbi, è fra i problemi più diffusi ma, al contrario di quanto temono molti genitori, lo sport non fa affatto male, anzi fa decisamente bene, come ha appena segnalato la Società Italiana di Allergologia e Immunologia Pediatrica. «La sedentarietà è un rischio per i piccoli asmatici, che possono praticare quasi tutte le attività e non solo il nuoto come pensano molti», sottolinea Marzia Duse, presidente SIAIP. Ancora più diffusi e da “curare”, proprio con lo sport, il sovrappeso e l’obesità, come spiega Bona: «In questi casi è essenziale aumentare l’attività fisica quotidiana e consigliare sport adatti: il nuoto per esempio va benissimo, perché in acqua si annulla il fattore deleterio del peso in eccesso».