I bambini devono usare la penna, non la tastiera

FONTE: Corriere della Sera

AUTORE:  Daniele Novara

DATA: 14 giugno 2021

Diversi studi scientifici dimostrano come la scrittura manuale sviluppi connessioni neurocerebrali assenti in chi batte sulla tastiera. «L’uso della penna facilita l’apprendimento perché i tempi dilatati costringono il cervello a selezionare i concetti»

Mentre la scuola si accinge alla digitalizzazione della didattica, penso sia importante mettere qualche paletto per evitare che la moda prevalga a prescindere da ogni consapevolezza scientifica, pedagogica e psicoevolutiva. Il punto più importante della questione è che ogni cosa ha il suo tempo e quello che vale per un ragazzo di 15 anni non può valere per un bambino né di un anno, né di 3, né di 5, né di 6, né di 7, né di 8. L’infanzia è una fase della vita molto particolare dove la sensorialità, l’esperienzialità, la motricità, il movimento e la socialità devono prevalere su tutto e su tutti. Dare, viceversa, la precedenza assoluta al mondo virtuale appare una scelta estremamente incauta. Fra la penna elettronica e la penna su carta quest’ultima ha il vantaggio di poter incidere su un vero materiale fisico sviluppando così, in modo più completo, le tante connessioni neurocerebrali in gioco.

 

Molte ricerche mettono in luce il pericolo di voler a tutti i costi passare dalla penna alla tastiera, come a suo tempo si fece dal pennino alla penna. Non è la stessa cosa. Già nel 2007, una ricerca pubblicata da Connelly – psicologo della Oxford Brookes University - e altri sul British Journal of Educational Psychology dimostrava che i temi scritti a mano dai bambini delle Scuole Primarie erano migliori rispetto a quelli scritti con una tastiera. Addirittura, dallo stesso studio emerse che i temi scritti al computer sembravano fatti da soggetti il cui sviluppo era indietro di due anni (un bambino di terza scriveva quindi come un bambino di prima). Nel 2011, lo studio di Sandra Sulzenbruck e altri analizzò il rischio che l’utilizzo continuo della tastiera per la produzione di testi possa contribuire in modo significativo alla perdita delle capacità di scrittura a mano. I vari studi condotti dalla neuroscienziata norvegese Audrey Van de Meer, dimostrano l’importanza dell’aspetto sensomotorio della penna sulla carta.

La penna consente connessioni neurocerebrali articolate e raffinate assolutamente improponibili e imparagonabili col puro e semplice battito del ditino su una tastiera come un criceto. Il movimento della mano che traccia lettere e parole, implica, nel bambino che sta incominciando a leggere e a scrivere, il riconoscimento di linee, curve, spazi, creando, dal punto di vista cognitivo, una connessione visivo-motoria. La scrittura manuale «costringe» in qualche modo a direzionare il movimento della mano a seconda della lettera che si deve scrivere. Il testo va orientato nello spazio e contenuto all’interno delle dimensioni di un foglio (per fare un esempio). Tutte queste azioni attivano la corteccia parietale preposta alla capacità di calcolo, linguaggio, orientamento spaziale e memoria. Più avanti, lo scrivere in corsivo richiederà necessariamente di saper collegare le lettere tra loro. La tastiera non richiede un simile sforzo: basta picchiare su tasti tutti uguali e le parole vengono da sé.

 

 

L’uso della penna, inoltre, facilita l’apprendimento anche per i suoi tempi «dilatati» che costringono il cervello a selezionare i concetti più importanti e, di conseguenza, assimilarli meglio. I rischi della scrittura su tastiera sono chiari: soprattutto nei bambini piccoli, viene impedito il corretto sviluppo di alcuni meccanismi cognitivi fondamentali. Sono noti i ritardi che l’uso della televisione, dei videoschermi, dei videogiochi e della tastiera provocano nei processi di lettoscrittura. Occorre ricordarli per evitare, fra anni, di ritrovarci con un aumento drammatico di disgrafie, disortografie se non, addirittura, ritardi nella vera e propria capacità di leggere e scrivere. Genitori e insegnanti non possono permettere che siano date informazioni non solo sbagliate, ma decisamente in malafede. A volte sono gli stessi venditori di questi prodotti che finiscono per promuovere convegni specifici sul passaggio dalla penna alla tastiera. Le ricerche scientifiche lasciano poco spazio ai dubbi e quindi i bambini vanno, ancora una volta, tutelati nel loro mondo e nel loro pensiero che è pratico, operativo, concreto e sensoriale. Solo in questo modo potranno crescere e raggiungere le altre fasi della vita.
*pedagogista

Microsoft: la penna batte la tastiera, se scrivi a mano impari di più

FONTE: Corriere della Sera

AUTORE: Antonella De Gregorio

DATA: 12 settembre 2016

I risultati di una ricerca neuropsicologica: l’utilizzo della penna (anche digitale) per prendere appunti, stimola le capacità cerebrali e l’apprendimento più della tastiera.

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Scrivere a mano aiuta a imparare. Più che «smanettare» su una tastiera. Lo dice una ricerca di Microsoft Italia, che ha condotto uno studio neuro-scientifico con il supporto di ricercatori della Norwegian University of Science and Technology di Trondheim.

Penna o tastiera

Ispirandosi a studi precedenti da cui risulta che prendere appunti scrivendo a mano comporta una maggiore elaborazione e selezione delle informazioni, gli esperti - Audrey van der Meer e Ruud van der Weel - hanno coinvolto un gruppo di studenti in un progetto di ricerca di due mesi, con l’obiettivo di individuare eventuali differenze nell’attività cerebrale dovute all’uso di una tastiera rispetto alla presa di appunti con la penna (anche elettronica) e le implicazioni sulla capacità di apprendimento del soggetto. Venti studenti hanno partecipato a compiti di digitazione, scrittura e di disegno, e hanno completato i lavori utilizzando i dispositivi «Microsoft Surface Pro 4» - che prevedono l'utilizzo sia della tastiera che della penna digitale - e indossando degli speciali copricapi muniti di circa 250 sensori per il rilevamento dei segnali cerebrali avanzati, per sondare le zone del cervello attivate nel corso dei compiti.

Cervello più attivo

Lo studio ha confermato che quando i soggetti utilizzavano la penna digitale si «accendevano» più parti del cervello rispetto a quando utilizzavano la tastiera. Inoltre, secondo la ricerca l’utilizzo della penna attiva aree del cervello più profonde, e questo ha effetti positivi sulla memoria e sull’apprendimento.

«La penna non deve sparire»

In un’epoca in cui sempre più studenti utilizzano ormai solamente il portatile con la tastiera per prendere appunti, gli studiosi ora consigliano di reintrodurre la presa di appunti a mano nelle scuole di tutto il mondo: «Prendere appunti a mano rende il cervello molto più efficace nell’elaborare l’apprendimento - ha dichiarato Audrey van der Meer, docente di neuropsicologia presso il Dipartimento di Psicologia della NTNU -. Spero sinceramente che questa ricerca contribuisca a riportare nelle classi l’uso della penna durante le lezioni». «Le implicazioni di questo studio sono fondamentali per gli educatori e per chi lavora nel campo dell’istruzione - ha dichiarato Alexa Joyes, Direttore di Policy, Teaching & Learning, Worldwide Education Microsoft -. Ci sarà perdonato l’errore commesso qualche anno fa, quando si pensava che la penna potesse scomparire dal nostro mondo ossessionato dalla tastiera: in realtà, è evidente che si tratta di uno strumento tuttora indispensabile, così come lo è stato per molte generazioni prima di noi».