Allarme da Oxford: anche lì i ragazzi non leggono più. Causa: programmi scolastici semplificati e uso smartphone

FONTE: Corriere della Sera

AUTORE: Luigi Ippolito

DATA:  9 ottobre 2024

In una delle università più prestigiose e con studenti rigidamente selezionati fra i più bravi d’Inghilterra e del mondo c'è il problema dell'incapacità dei giovani di concentrarsi sui libri. La diminuita capacità di lettura è dovuta a una minore durata dell’attenzione, conseguenza a sua volta all’uso degli smartphone

 

L’allarme per il decadimento della lettura fra i giovani è arrivato perfino nella città delle guglie sognanti, Oxford: il professore Sir Jonathan Bale, che lì insegna letteratura inglese, ha lamentato alla Bbc che una volta era in grado di dire ai suoi studenti «questa settimana facciamo Dickens, leggete per favore Grandi Speranze, David Copperfield e La Casa Desolata», tutti in una volta, mentre oggi, invece di tre romanzi in una settimana, i ragazzi a stento riescono a finirne uno in tre settimane. Il professor Bale attribuisce questa diminuita capacità di lettura a una minore durata dell’attenzione, dovuta a sua volta all’uso degli smartphone, con i loro «video di sei minuti su Youtube e le iniezioni istantanee di dopamina su TikTok».

È una tesi che è stata ampiamente sostenuta nell’ormai bestseller di Jonathan Haidt «La generazione ansiosa», ma quello che colpisce è che gli effetti si vedano anche in quel tempio del sapere che è Oxford, università frequentata da giovani rigidamente selezionati fra i più bravi d’Inghilterra e del mondo. E non è un fenomeno solo britannico: un recente articolo sulla rivista The Atlantic ha denunciato come i ragazzi americani arrivino all’università incapaci di leggere perché non sanno più come farlo, dato che a scuola lavorano ormai soprattutto su riassunti. E anche il professor Bale addossa in parte la colpa ai programmi scolastici semplificati, che vedono ad esempio in Inghilterra preferire come testo canonico «Uomini e topi» di Steinbeck invece di «Furore», perché è più corto.

Ma le conseguenze di tutto ciò vanno ben al di là della letteratura: come sintetizza magistralmente sempre il professor Bale, «l’intensa, pensosa, tranquilla lettura dei grandi libri fa bene alla salute mentale e fa molto bene allo sviluppo delle capacità di concentrazione e di pensiero critico: e se tutto ciò viene meno, diventa problematico per la società e per gli individui». Un monito che vale per tutti.

9 ottobre 2024