FONTE: Corriere della Sera
AUTORE: Luigi Offeddu
DATA: 9 febbraio 2016
Il governo olandese: «Gli esami sono uguali per tutti» e ha avvertito: «Chi userà gli “aiuti” perderà punti nel giudizio finale. Le polemiche e il dibattito
In Olanda il governo ha deciso e comunicato ufficialmente che «gli esami sono uguali per tutti». E che dunque gli studenti dislessici non potranno più usare i correttori automatici che li aiutano nelle prove scolastiche. Se qualcuno di loro insisterà nel farlo, la sua scuola dovrà informare l’ispettorato competente, e il «colpevole» si vedrà dedurre dei punti nel giudizio finale. «È un’iniquità», hanno protestato la maggioranza dei partiti in Parlamento, e le associazioni che raccolgono le famiglie dei ragazzi dislessici. Ma il ministero dell’Educazione è deciso a non mollare: un’ingiustizia, si afferma, sarebbe favorire alcuni ragazzi a scapito di altri, e comunque «i punti deducibili dal giudizio sono limitati».
I dislessici in Europa
In Europa ci sono circa 23 milioni di persone che soffrono di disturbi di tipo dislessico, in Italia un milione e mezzo-due milioni. Questi disturbi hanno un’origine neurobiologica, e non sono legati in alcun modo all’intelligenza. Possono causare differenze e difficoltà di apprendimento nel leggere (dislessia, appunto), nello scrivere (disgrafia e disortografia), nel calcolo dei numeri (discalculia), nel coordinamento dei movimenti (disprassia). Ma ormai sono ben conosciuti da scuola e società in quasi tutti i Paesi sviluppati, e in genere non impediscono una vita produttiva, serena, a volte anche di grande fama e successo: erano dislessici, secondo una nozione comune, geni come Leonardo da Vinci, Albert Einstein, Thomas Edison, Pablo Picasso e molti altri.
Cosa è previsto in Italia
Oggi, però, la scuola in Olanda si pone — e in prospettiva pone alle altre scuole d’Europa — un presunto problema didattico e anche etico di equità, di «uguaglianza». In molti Stati i controllori-correttori automatici supportano normalmente gli studenti dislessici negli esami che richiedono un giudizio sulla grafia, ortografia, e compitazione, e sono uno strumento di sostegno universalmente accettato. Come tanti altri. In Italia, per esempio, la legge prevede per gli alunni con «Dsa» (disturbi specifici di apprendimento) piani didattici personalizzati con un’ampia serie di «strumenti compensativi»: dalla calcolatrice ai programmi di videoscrittura con correttore ortografico, al registratore che può risparmiare all’alunno la compilazione degli appunti, a formulari e tabelle. Quanto ai dubbi olandesi sull’«uguaglianza», i testi del nostro ministero dell’Istruzione sembrano tagliarli alla radice: «Tali strumenti sollevano l’alunno o lo studente con Dsa da una prestazione resa difficoltosa dal disturbo, senza peraltro facilitargli il compito dal punto di vista cognitivo». Ci sono anche le cosiddette «misure dispensative»: sono interventi «che consentono all’alunno di non svolgere alcune prestazioni che, a causa del disturbo, risultano particolarmente difficoltose e che non migliorano l’apprendimento. Per esempio, non è utile far leggere a un alunno con dislessia un lungo brano, in quanto l’esercizio, per via del disturbo, non migliora la sua prestazione nella lettura». Ancora, sono previste le interrogazioni programmate, l’uso del vocabolario e «forme di verifica e valutazione personalizzata». E a quanto pare, alla fine anche qui «gli esami sono uguali per tutti», proprio come esigono i professori dell’Aia.