FONTE: Corriere della Sera
AUTORE: Mario Garofalo
DATA: 24 aprile 2023
Genitori e social media: i 10 consigli dello psicologo per salvare i nostri figli (e noi) dall’ansia
Il nuovo libro dello psicologo americano Jonathan Haidt, «The Anxious Generation», lancia l’allarme e offre consigli pratici: dai pasti in famiglia ai giorni senza telefono
Un famoso esperimento psicologico del 1968 consisteva nel mettere delle persone in una stanza e riempirla di fumo. Chi era solo si allarmava e chiedeva aiuto, chi era accompagnato restava inerte, perché aspettava la reazione degli altri.
Sui social network, secondo lo psicologo americano Jonathan Haidt , stiamo commettendo lo stesso errore: lasciamo i nostri figli liberi di utilizzarli perché così fanno gli altri genitori. Non ci rendiamo conto che in questo modo esponiamo le loro menti fragili a privazioni di sonno e di relazioni sociali, a interruzioni continue della concentrazione, a dipendenza. Determinando, di fatto, una vera e propria riconfigurazione dell’adolescenza. La conseguenza? L’aumento di depressione e ansia che si sta registrando nella Generazione Z (all’incirca i 12-28 enni).
Il libro di Haidt, che si chiama appunto The Anxious Generation, appena pubblicato ha già creato un intenso dibattito. Elogiato dal New York Times, è stato criticato dal Guardian perché non darebbe il dovuto peso ad altre ragioni di ansia (guerre e clima innanzitutto) e da Nature perché non sarebbe abbastanza rigoroso.
Lo psicologo, per la verità, offre molti grafici a supporto della sua tesi. Uno, in particolare, mostra l’incremento dell’inquietudine negli studenti britannici in funzione delle ore passate sui social. Ma se pure dovesse dimostrarsi labile il nesso causale con l’ansia, è indubitabile che la rivoluzione digitale stia mettendo a rischio il sonno, la concentrazione e la libera gestione dei pensieri dei giovani. E allora torna utile il grande pregio del libro di Haidt: quello di essere pragmatico e offrire soluzioni concrete. Se ne possono ricavare dieci regole, alcune immediatamente attuabili nelle singole famiglie, per salvare i nostri figli (e noi) dai pericoli.
1) L’età
Haidt segnala che l’auto controllo si sviluppa piuttosto tardi, intorno ai 20 anni. L’accesso ai social andrebbe dunque ritardato, magari fino ai 16 anni. Un po’ difficile deciderlo in una singola famiglia, per cui l’ideale sarebbe una legge che innalzasse la maggiore età digitale.
2) I giorni
Sui social ciascuno è chiuso nella sua bolla senza tempo, nella quale i post virali vengono riproposti e non a tutti contemporaneamente. È necessario riconnettersi ai ritmi del calendario e delle proprie comunità, istituendo ad esempio un giorno settimanale di riposo digitale o una serata film per la famiglia
3) I pranzi
I movimenti del corpo sincronizzati nei riti religiosi creano un senso di appartenenza. Haidt propone di dare importanza al rito per eccellenza: mangiare insieme (ovviamente senza cellulari sulla tavola).
4) La concentrazione
La preghiera, la meditazione o anche semplicemente fare il voto di stare in silenzio per un’ora in un giorno della settimana possono aiutare a ritrovare la concentrazione (ricordarsi di disattivare le notifiche, però).
5) Lo stupore
Gli adolescenti trascorrono sempre meno tempo fuori casa, e quando lo fanno sono spesso chini sullo schermo. Ritrovare lo stupore per la bellezza della natura con una passeggiata in montagna.
6) Il sonno
Gli smartphone dovrebbero restare fuori dalla camera da letto almeno 30-60 minuti prima dell’ora in cui si dorme.
7) I controlli
Siamo ansiosi di controllare i nostri figli nella vita reale, magari geolocalizzandoli; li lasciamo completamente liberi, invece, nel mondo virtuale. Da questo contrasto, secondo Haidt, nasce la gran parte dell’ansia. I genitori imparino, dunque, a usare il parental control sugli smartphone.
8) In gruppo
Per lo stesso motivo può essere utile far uscire i figli da soli e senza telefono nel mondo reale, anche andando in gruppo a scuola la mattina.
9) Le vacanze
Due consigli per l’estate: campeggio (dove i ragazzi sono più liberi di muoversi in autonomia) o campus che prevedano la disconnessione dai device.
10) Le scuole
Secondo Haidt dovrebbero impedire l’uso dello smartphone dall’ingresso all’uscita. E favorire il gioco libero dei ragazzi, con un incremento del tempo dedicato alla ricreazione. Il gioco libero e in presenza è l’antidoto fondamentale al mondo incorporeo dei social.