Educare i bambini in famiglia

AUTORE: Pietro Bordo

DATA: marzo 2003

 

 

Relazione proposta ai Genitori degli alunni dello Iunior International Institute (scuola paritaria primaria di primo e secondo grado)

 

Fino a circa cinquant’anni fa erano presenti, in generale, vari fattori educativi positivi

Nell’ambito familiare:

  1. almeno un genitore sempre molto presente in casa;
  2. nonni molto presenti;
  3. zii ed altri parenti pure.

 

Nella società:

  1. molti, per strada ed altrove, si preoccupavano di controllare ed eventualmente rimproverare chi sbagliasse;
  2. la scuola educava ai valori comuni, senza l’impreparazione, il lassismo e la tolleranza oggi piuttosto diffusi.

 

Oggi sono presenti vari fattori diseducativi (parlo sempre in generale):

 

Nell’ambito famigliare:

  1. un genitore presente in casa è un sogno per la maggior parte dei bambini;
  2. i nonni sono presenti in poche famiglie;
  3. i contatti con zii ed altri parenti sono molto limitati, rispetto al passato;
  4. alcuni bambini sono abituati a trattare con atteggiamento di superiorità gli adulti che lavorano per la famiglia, pensando poi di poter esportare tale comportamento con gli altri adulti con i quali entrano in contatto (minacce di far licenziare…).

Nella società:

  • la TV, la diseducatrice per eccellenza, che quando reca poco danno intorpidisce la mente ed il cuore, generalmente propone modelli tremendamente affascinanti e vincenti, che portano i ragazzi (soli per ore a casa, o in compagnia di baby-sitter che se ne disinteressano) a considerare come obiettivi fondamentali della loro vita il successo, il denaro ed il sesso, tutto a qualsiasi prezzo; naturalmente tutto cambia con la presenza dei genitori e la visione di buoni programmi;
  • le riviste, per le quali vale quanto detto per la TV, anche se con minore efficacia;
  • internet, dove in un mare infinito insieme ad informazioni utili puoi trovare, mi dicono, quanto di peggio si possa immaginare, ed anche di più. Ed immaginiamo dove la curiosità possa portare anche il migliore dei bambini, magari solo per ore ed ore a casa;
  • scuola (dati ottenuti dai miei nipoti e da altre centinaia di alunni e genitori di altre scuole): non raramente scarse qualità umane e professionali degli insegnanti; cattivi loro esempi e dei compagni; mancanza di regole positive; certezza della quasi impunità, qualunque sia il loro comportamento, sia per insegnanti che per gli alunni (quasi nessuno controlla la qualità del lavoro prodotto; tanti “9” e “10” consentono a genitori, che hanno tanto da fare, ed ad insegnanti, che poco vogliono fare, di vivere felici e tranquilli);
  • abitudine dei ragazzi ad avere tutto: molti genitori lo fanno per ignoranza, altri per “comprare” con il denaro il tempo. Che è poi ciò che loro non danno ai propri figli e che essi più desiderano. E crescendo, a volte soprattutto fisicamente, potranno sempre avere tutto?

 

Dopo questa introduzione penso appaia evidente l’importantissimo, direi vitale, vostro ruolo di educatori dei vostri figli. Molto più importante che in passato.

Vorrei proseguire la conversazione usando parole o frasi chiave, quelle più ricorrenti nei miei trenta anni di azione educativa (ho rivisto gli appunti tutoriali di alcune quinte classi precedenti) ed argomentando diffusamente su ognuna.

 

Confronti fra fratelli e sorelle, addirittura fra padre e figlio (ogni persona è diversa e deve percorrere il suo cammino)

Azione educativa individuale (minuti da solo con il papà, o mamma, anche pochi; si può fare anche con sette figli)

Coerenza (parolacce… pure quando è calmo; Messa (il maestro e.. affermano che è importante e poi non ci andiamo; verità…: l’ho sentito dire che…; fumo: se papà non ce la fa anch’io posso non farcela; c’è differenza fra ciò che si dice e quello che si fa)

Giustizia (senza “processo” è facile sbagliare e dare punizioni a chi non le merita; ci soffrono molto e perdono un po’ di stima e fiducia nei genitori; mia sorella mi disturba sempre; papà interviene, ma lei ricomincia; non sappiamo cosa fare! Incredibile!)

Autorevolezza (la si conquista sul campo e la si rafforza giorno dopo giorno; “trasferirla” ai “delegati”: insegnanti, nonni, collaboratori domestici; con dichiarazione formale)

Critiche ai “delegati”: no davanti al bambino. Producono gravi danni poiché il bambino potrebbe estendere a tutta la persona il giudizio negativo sul singolo argomento (o potrebbero disorientarlo; Luca, buono, attento, intelligente, inspiegabilmente comincia ad andare male; ho saputo perché: mancanza di fiducia dei genitori negli insegnanti; esplicitata situazione ai genitori; parlatene col bambino; dal giorno dopo voti da 5 e 6 a tutti 8 o 9! Incredibile)

Critiche al coniuge: effetti devastanti. Il bambino può perdere certezze importanti.

Discutere senza litigare (bambino: la sera quando vado a dormire penso alle liti dei miei genitori e prego e piango)

Mantenere le promesse (se non è possibile spiegarglielo, altrimenti ci soffrirebbe molto e genitore perderebbe parte della stima)

Ci pensa mia moglie (assenza di polso, il maschietto può approfittarsene; inizia a voler discutere tutte le decisioni della mamma che non lo soddisfano; inoltre: dai dodici anni in su con chi parlerà di certi argomenti se non è abituato a farlo quasi quotidianamente almeno dai sette-otto anni?)

I bambini vengono educati soprattutto quando i genitori non pensano ad educarli: con l’esempio di vita

Tutti uguali, tutti diversi (…)

Non trattate sempre i bambini da piccoletti, altrimenti così si comporteranno; già a sei-sette anni fateli diventare elementi attivi della famiglia. Darà loro molta soddisfazione, li aiuterà a crescere e vi toglierà qualche incombenza;

I bambini imitano il papà soprattutto nei comportamenti meno belli, ad esempio durante discussioni con la moglie. Attenzione!

In famiglia aiuti reciproci, anche dai bambini agli adulti (vedere tutti impegnati a migliorarsi, a dare ed accettare aiuti, li stimola molto a crescere) (a scuola funziona…)

Regole chiare

Eccezioni: confermano la regola (possono creare un approfondimento incredibile del rapporto affettivo; sperimentato a scuola)

Scuola-parcheggio (maestri, anche i migliori, poco possono fare senza collaborazione con la famiglia; è come scrivere sulla sabbia; invece insieme si ottiene un effetto sinergico)

Coordinamento fra genitori: sono abilissimi nel sapere a chi rivolgersi per avere maggiori probabilità di risposta positiva alla richiesta, ma sono disorientati dalle differenze

Chi sbaglia paga (non come nella mafia! Non per vendetta, ma per aiutare a migliorare; esplicitarlo; in classe accettano qualsiasi punizione; comunque è bene non esagerare)

Verità: sempre o tacere. Senza dare gravi punizioni a chi ha il coraggio di dirla. A scuola funziona. Mi dicono, penso, tutto. A volte io dico loro: “Questi sono argomenti particolari; parlane col papà; domani mi dirai se l’hai fatto”. Ammettono anche mancanze gravi se si fidano dell’interlocutore, conoscono il suo equilibrio, la sua comprensione e sanno che darà loro buoni consigli per cercare di non ripetere l’errore;

Elogi a chi si sforza di migliorare: uno vale più di mille rimproveri (io a volte a scuola li invento)

Attenzione alle comunicazioni (sei sempre il solito…; sei uno stupido! No: oggi ti sei comportato da stupido)

Ma la parola più importante di tutte quelle finora usate è

Presenza      (molti genitori, specialmente papà, pensano di liberarsi del problema della loro latitanza dalla famiglia rifugiandosi nell’ipocrisia della qualità del tempo, quasi sempre vero e proprio esilio volontario della mente; oppure si rifugiano nelle presunte necessità della famiglia. Dico presunte con dati oggettivi alla mano, perché in tanti casi stare tutto il giorno fuori casa serve alla carriera o ad incrementare il lusso nel quale vive la famiglia. E poiché uno dei fattori fondamentali di crescita di un bambino è il processo di identificazione, con chi si identificherà? Con la mamma? Con il maestro? È questo che vuole il papà?)
Estrema risorsa che ho dovuto usare per convincere papà ad occuparsi del figlio: Suo figlio è oggettivamente orfano di padre dal lunedì al venerdì; a volte per periodi ancora più lunghi.

Sto per concludere con un’altra parola chiave:

Fiducia: con la tutoria (stretta coordinazione scuola-famiglia ed elaborazione di un progetto formativo comune per il bambino), se ben fatta, si possono cambiare tutte le situazioni meno positive, sia a casa che a scuola. Ne ho tanti di esempi di genitori che per amore dei figli hanno fatto cambiamenti significativi nella loro vita, senza stravolgerla ma rimodulando la scala delle priorità e cercando, anche con un po’ di fantasia, quella che prima sembrava l’impossibile quadratura del cerchio (esempi: uscire un’ora dopo la mattina, aspettare pomeriggio figlio a casa; telefonata personalizzata; colazione separata, da uomo ad uomo o da donna a donna)

E ricordatevi che senza cambiamenti dei genitori difficilmente cambiano i figli.

 

Parlando di educazione dei figli penso si debba concludere con due citazioni autorevolissime.

La prima dalla “Centesimus annus”: "Il primo e più importante lavoro si compie nel "cuore dell'uomo", e il modo con cui questi si impegna a costruire il proprio futuro dipende dalla concezione che ha di se stesso e del suo destino”. Infatti in quarta elementare si cambiano le motivazioni da dare ai bambini per lo studio. Si cominciano a proporre quelle etiche: riceverai una chiamata, sii pronto a rispondere, qual essa sia, studiando molto. Il piccolo Karol non sapeva quale chiamata avrebbe ricevuto, ma era pronto. E li abitua a pensare in grande, ma non per avere successo e soldi, ma per poter dare il massimo contributo all’umanità. A volte in aula dico: “Chissà chi di voi inventerà il motore ad acqua, o la cura per…”

La seconda da un discorso pronunciato qualche anno fa dal Santo Padre: “(i bambini) …sono minacciati dall’egoismo e dalla corsa al benessere materiale che talora affascina i genitori, sottraendoli al dovere di una presenza educativa, fatta di premurosa vicinanza ai figli e di ascolto dei problemi connessi con la loro crescita” (13 dicembre 1999).

Chiesi ad un bambino: “Qual è la cosa più bella che ti piace fare col papà? “… stiamo lì per terra a giocare ...”. Ed il viso gli si illuminava di felicità.